Nel 1983 la ERI/EDIZIONI RAI pubblica il libro “Droga che fare?” scritto da Piero Badaloni e Mario Maffucci elaborando materiali redazionali inediti: 240 pagine e 7 immagini di manifesti anti droga citati nel testo e analizzati dal Dipartimento di Semiotica dell’American College di Roma.
“Droga che fare?” è una voce nell’Enciclopedia della Tv di Aldo Grasso edizione 1996.
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini scrive e firma la presentazione.
Il programma televisivo, condotto in video dai due autori, è stato prodotto dalla Struttura 3 della Rete 1, diretta da Brando Giordani in collaborazione con i Servizi Speciali del TG 1, supervisione di Emanuele Milano, Direttore della Rete 1.

La redazione era composta da Enzo Caffarelli, Nicola Dellisanti (pubblicisti, specializzati sul tema) e da Valentina Amurri e Michela Serra. I documenti filmati sono stati realizzati soprattutto da Roberto Milone e da Daniele Segre (si affermerà alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia come film maker di temi e vicende sociali). La messa in onda in diretta dal Centro di Produzione di Roma è stata realizzata da Nelli Cavallo allo Studio 8.
Badaloni e Maffucci hanno selezionato e si sono fatti assistere da VITTORINO ANDREOLI (neuropsichiatra), LUIGI CANCRINI (psicanalista), LUIGI CIOTTI (fondatore del Gruppo Abele), SVEVA GILARDINI (giornalista), GIAMPAOLO MEUCCI (magistrato), FRANCO PRINA e MASSIMO SCALISE (sociologi) e FERDINANDO TAVIANI (docente universitario per la consulenza letteraria). Andreoli e Cancrini sono stati lanciati in Tv da questa trasmissione.
L’idea del programma è di Emanuele Milano, colpito dal successo di pubblico dello sceneggiato “Storia di Anna” (da 14 a 20 milioni di spettatori): non un’inchiesta, non un dibattito, non un documentario scientifico, ma un filo diretto con la gente, quella che deve fare i conti con il problema.
I due giornalisti hanno ricevuto l’incarico alla fine di novembre 1981 e sono andati in onda la prima volta alle 23,40 del 12 dicembre 1981. La redazione è stata dotata di un vecchio modello di segreteria telefonica. Nel nastro, la voce di NICOLETTA ORSOMANDO diceva: “Vi preghiamo di lasciare il vostro nome, cognome e un numero di telefono. Nei limiti del possibile, porteremo in trasmissione le vostre testimonianze, i vostri contributi e i suggerimenti come le critiche che ci farete. Grazie”.
L’idea di aprire un canale di comunicazione con chi sta vivendo questa dura esperienza è stata la chiave misteriosa, ma sicura con la quale è stato possibile fare una prima esplorazione attraverso gli occhi di chi il problema lo sta vivendo dal di dentro. La segreteria ha ricevuto una telefonata ogni 6 minuti. “Droga che fare?” è stato definito “un servizio ad un’ora impossibile” (in onda più o meno alla mezzanotte). L’ascolto al punto di partenza è stato di 200 mila persone, alla puntata conclusiva sarà di 4 milioni. Il Servizio Opinioni è rimasto sorpreso.
Il libro si articola in 9 capitoli, ha una conclusione con un’analisi di tutto il lavoro da parte del sociologo Franco Prina, in appendice il libro ha interessanti e aggiornate schede formative.

Capitolo 1: PRIME VOCI
Contatto con un pianeta sconosciuto.
Capitolo 2: UN PROBLEMA VASTO E OSCURO
Si tenta di dare delle dimensioni numeriche al fenomeno.
Capitolo 3: VOCI DI DOLORE CHE CORRONO SUL FILO
Dai numeri alla realtà drammatica che sconvolge la vita di giovani e famiglie.
Capitolo 4: CHE FARE? LE FAMIGLIE
Si tenta di dare indicazioni operative alle famiglie che sono in difficoltà nell’assistere i giovani.
Capitolo 5: CHE FARE? I TOSSICO DIPENDENTI
Si tenta di dare indicazioni operative a chi è coinvolto.
Capitolo 6: COMUNITÁ: MITO E SERANZA
Capitolo 7: IL CARCERE, LA LEGGE
Capitolo 8: PREVEDERE, PREVENIRE: L’IMMAGINE PUBBLICA DELLA DROGA
Capitolo 9: CHE FARE? LO STATO, LA GENTE
C’è una caratteristica originale nei contenuti: essi sono indicati o da esperti impegnati o, rigorosamente, da persone coinvolte.
“Droga che fare?” ha ricevuto molti riconoscimenti e premi.
Agli inizi degli anni 80 il volume fu considerato, per i suoi contenuti raccolti sul campo, un documento di interesse, al di là della Tv, utile sul piano del quotidiano sociale.
Lettera del Presidente della Repubblica Sandro Pertini
Il Presidente, dal Palazzo dei Quirinale, Roma 17 maggio 1983.
Cari amici, la lettura del vostro libro “Droga che fare?” ha rinnovato nel mio animo l’emozione che mi hanno dato le puntate del servizio televisivo.
La mia è l’emozione di chi ha sempre riposto tanta fiducia ed intensa speranza nella gioventù italiana, ed è profondamente scosso dal brutale contatto con la triste realtà della droga che è arrivata ad investire parte del nostro mondo giovanile.
Sono convinto che questo della diffusione della droga non è un fenomeno causale ed ineluttabile, ma una vera e propria malattia, che investe un corpo in larghissima parte sano e che può e deve essere prevenuta e curata con coraggio, con comprensione e con fermezza.
Forse anche in questo caso si è compiuto l’errore di parlare troppo e di operare poco per prevenire, ostacolare, impedire l’avvento prima e la diffusione poi di un fenomeno che è una delle piaghe più dolorose della società e del benessere. Perdersi nella droga è una fuga dalla realtà e dalle proprie responsabilità, e chi, come me, non ha mai smesso di credere nella funzione fondamentale del giornalismo per incidere sulla realtà sociale, non può non esprimere consenso ad un trasmissione televisiva come la vostra, ripresentata ora in veste di volume con tanta ricchezza di utile documentazione.
È la conferma che l’indagine giornalistica documentata è un’arma che se usata con onestà, passione ed equilibrio, come voi avete saputo fare, può animare e dar rigore alle più importanti battaglie civili.
Grazie anche al vostro lavoro, l’amarezza di chi è profondamente scosso da questo triste fenomeno sociale che colpisce le forze più vitali del Paese si stempera nella fiducia che la strada per curare e restituire alla normalità chi ne è colpito esiste e si intravede.
Le parole e le testimonianze di tanti giovani, padri e madri che vivono la tragedia della droga, riportata con l’obiettività e la chiarezza del giornalismo che, mettendosi da parte, sa far parlare le vive voci di chi soffre e di chi lotta per “uscirne”, mi spingono ad aggiungere al titolo del vostro libro, se me lo permettete, droga che fare: fare del nostro meglio per rendere più umana, più civile, più giusta la società in cui viviamo.
È necessario soprattutto aver presente una distinzione molto netta tra il crimine dello spaccio della droga, che va combattuto con decisione, fermezza e senza pietà, e la condizione di chi è stato irretito ed è caduto vittima degli stupefacenti. Questi deve essere aiutato con grande senso di umanità, di solidarietà, di dedizione. Solo un grande impegno morale, di fratellanza, che sottragga le vittime al loro isolamento, che faccia sentire loro la società vicina e pronta a riaccoglierli come persone umane degne di rispetto ed amore può porre riparo a questa piaga dei nostri tempi.
Da questo punto di vista il tempo delle parole deve finire: parlamento, governo ed organizzazioni sanitarie devono aumentare il loro impegno ed attuare la più ampia collaborazione soprattutto con quel magnifico volontariato italiano che spesso si è ritrovato da solo a sostenere tutto il peso della sua azione.
Sandro Pertini
