Forse quando ebbi l’intuizione di portare in televisione Miss Italia mi tornò in mente un vecchio film. Siamo nel 1950 e una pellicola, peraltro di modesto successo, ci propone un espediente per portarci dietro le quinte del concorso.

Un giornalista, Massimo Lega, è incaricato infatti di un reportage sulle concorrenti di Miss Italia. Una manifestazione verso la quale nutre una profonda avversione.

Incontrerà così diverse ragazze, ognuna con una sua storia e una sua personalità. alla fine sarà la più ingenua del gruppo, una giovanissima Gina Lollobrigida tra l’altro iscritta a sua insaputa dal padre che tenta così di risolvere una complicata e un po’ improbabile storia familiare, a vincere il concorso e nello stesso tempo a vincere i pregiudizi del giornalista.

Massimo Lega si pentirà così di aver giudicato con superficialità il concorso; non solo fiera delle vanità ma anche un capitolo di grande narrativa popolare.

Una curiosità: nella vicenda al reportage si sovrappone anche un intrigo poliziesco. Constance Dowling interpreta la concorrente “cattiva”. Questa attrice, tanto bella quanto algida, attirò l’attenzione per la sua irrisolta e probabilmente drammatica storia d’amore con Cesare Pavese. A guardarla oggi come si fa a non ricordare “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”?

La pellicola non propone un happy end e nessuna storia d’amore nasce tra il giornalista e la Lollobrigida. Se fosse stata una storia a triplo lieto fine – ossia l’amore che sboccia, la concorrente cattiva che fugge e la vittoria della più meritevole di rappresentare le qualità delle ragazze italiane – forse al box office le cose sarebbero andate in altro modo.

A sua volta il giornalista si trova costretto a spiegare al suo Direttore, a dir poco stupefatto, quello che intende scrivere, e cioè che Miss Italia rappresenta per le ragazze non la fiera delle vanità, ma il sogno di Cenerentola (era nato il mito della “Miss Italia”, come “la ragazza della porta accanto“).

Il film non è in verità molto bello e ha in particolare una parentesi gialla che sembra un po’ appiccicata. Però racconta in maniera credibile la storia di un intellettuale che parte da un’idea ben radicata, ma che poi è costretto ad arrendersi all’evidenza delle radici popolari del concorso. Dopo molti anni questo film, che credevo di aver dimenticato, mi tornerà all’improvviso in mente.