Il trionfo impensabile di Adriano alla conduzione nel 1987 dello show del sabato sera ha esaltato la sua creatività istintiva segnando un’epoca della televisione italiana.

Nel 1987 Adriano Celentano ha 50 anni e da 30 è campione di incassi nella discografia e nella commedia cinematografica: in quell’anno RAI 1 gli propone di ideare e condurre Fantastico 8 (13 puntate). Celentano sa che la RAI è debole per le note vicende di mercato, ne approfitta e non gli par vero di imporre finalmente la sua assoluta autonomia nel realizzare l’impresa. Quindi nessun condizionamento sui contenuti e un “main sponsor” per il suo compenso esagerato.

Da questa trama, a 50 anni nasce un nuovo Celentano tutto rivolto agli anni che verranno e con nessuna nostalgia per il passato.

Gambarotta dice che, cinque anni prima, Adriano ha visto “Quinto potere” di Sidney Lumet, ne è rimasto impressionato e si è fatto imprigionare da un tarlo che è quello del protagonista, l’ossessione del Giornalista che, in procinto di essere licenziato per gli scarsi ascolti, si oppone anche in video all’Azienda con aggressività, puntando sul coinvolgimento del pubblico.

La nostra vicenda, stia o non stia in questa cornice suggestiva, registra il fatto che Celentano per Fantastico 8 ha portato a casa per sé un trionfo impensabile: talvolta con sgarbo, ha sovvertito alcune regole del sistema, ha messo in risalto la vacua inconsistenza del presentatore televisivo, si è sperimentato nel ruolo del profeta (ecosistema e centrali nucleari) con “leggendari” monologhi, la cui ispirazione è sicuramente dalle rock star americane, senza essere capace però di ridurre in spettacolo di due o tre minuti i suoi lunghi e talvolta noiosi strali; accanto ai monologhi saranno ricordati anche i cosiddetti “eventi” che per 13 settimane hanno tenuto a casa oltre 11 milioni di spettatori.

Questa formula, messa a punto man mano che l’avventura andava avanti (1987), ha aperto a 50 anni “una prateria”, una nuova credibilità in televisione che prima non aveva: Svalutation (1992), Francamente me ne infischio… (1999), 125 milioni di cazz…te (2002) e per finire l’ambizioso Real Politik (2005) nascono dalla stessa matrice televisiva che in fondo Adriano cercava: la sua creatività è più vicina all’istinto ed esalta meglio la forza magnetica del personaggio e così… Adriano si può permettere di abbandonare il cinema.