In un articolo de Il Messaggero racconto la straordinaria collaborazione con lo stilista e il suo rapporto speciale con la città di Roma.

Quando Berlusconi “scippò” la Camera Nazionale della Moda, pagando tutti i debiti dell’Associazione (non pochi, mi sembra un miliardo) e proponendo un buon contratto per togliere alla RAI l’esclusiva dell’Evento sulla Scalinata di Trinità dei Monti, Giorgio Armani (da me contattato) fu il primo a capire che si prospettava una nuova opportunità… quella di realizzare un “fashion show” con i numeri 1 che, come lui, non erano iscritti alla Camera perché ritenevano non conveniente sfilare con stilisti mediocri e comunque non affermati.

Mi chiesero: “ha accettato Armani?”, alla mia risposta affermativa aderirono Valentino, Versace, Ferrè e Fendi. Il contatto con il Maestro mi fu possibile per il tramite di Cecilia Des Salles una delle 5 PR soprannominate le 5 tigri per il rigore e la determinazione con i quali curavano gli interessi dei loro stilisti.

Gli show della moda, che poi in televisione nessuno è riuscito dopo di me a produrre, furono a suo tempo eclatanti, perché RAI 1 ebbe modo con questo Evento di far conoscere al pubblico anche in Europa il top del made in Italy (non c’era solo moda, ma anche i grandi concerti rock e Pavarotti & Friends). Gli spettacoli di moda furono veramente unici e complessi da realizzare. Mentre Versace e Valentino puntarono anche sulla notorietà delle grandi top model (parlo di Claudia Schiffer, Naomi Campbell,Cindy Crawford, Helena Christensen, Linda Evangelista… per dire).

Armani aveva come criterio quello di modelle che fossero un tipo di donna giovane in linea con la sua creatività: quindi eleganza e sobrietà. Armani fu per me il punto di riferimento e l’icona senza la quale non sarebbe stato possibile un’opera così complessa perché si trattava di fare accettare all’Amministrazione dell’Azienda canoni di spesa che erano al di fuori dei budget produttivi stabiliti per gli spettacoli di primo livello. Le richieste tecniche (trucco, acconciature, ecc.) erano infatti inderogabili (o così… o così) con specialisti che spesso erano francesi o americani. L’ambizione di avere Armani tra le icone della Rete fu un’interesse dichiarato dall’Azienda, tanto era unica la sua dimensione imprenditoriale nel mondo.

Ebbi il privilegio di incontrare Giorgio Armani con la scaletta dello spettacolo e con il progetto della scenografia che feci fare a Paolo Portoghesi, l’architetto che esaltò il barocco in Roma. Sulla scaletta Armani ebbe modo di osservare sempre con garbo, mai con la presunzione e la sufficienza che per il suo ruolo ci potevano anche stare, qualche rilievo per rendere lo spettacolo meno eclatante e più essenziale, mi diceva “… è lo spettacolo delle collezioni, del disegno e della creatività dei modelli che deve essere comunicato”.

La mia emozione quando, per essere ricevuto nel suo studio, attraversai la sala d’aspetto dove c’erano interlocutori del settore che venivano da New York o da Tokyo. Dalla Scalinata, lasciata a Mediaset che non indovinò mai le quinte dello show, scelsi Piazza Navona il 17 giugno 1993 e così l’anno successivo, Piazza del Popolo appena restaurata da Rutelli il 20 settembre 1996.

In occasione della scomparsa di Giorgio Armani, lo scorso 7 settembre 2025 ho rilasciato questa intervista al quotidiano Il Messaggero per raccontare come nacque la collaborazione con lo stilista in occasione della creazione del format Sotto il cielo di Roma – Le stelle della moda con cui la Rai riuscì a valorizzare nella capitale la grande moda italiana in competizione con il programma proposto da Mediaset.

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Foto © Jan Schroeder, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons


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